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   Ruido: Mostra di Ivan Fernandez  
 
Pubblicato Giovedì 17 Settembre 2009 Notizia Precedente ] [ Notizia Seguente ]
 
 

Ruido: Mostra di Ivan Fernandez
Ruido: Mostra di Ivan Fernandez al Ligera di Milano
- Giovedì 17 Settembre 2009 - 10:31 -

 

“RUIDO”
Data: dal 17 settembre 2009 al 07 ottobre 2009
Indirizzo: via padova 133 - Milano
Come arrivare: mm1 Loreto-56 mm2 Cimiano
Sito internet:
www.ligera.it='' http:='' href='' _blank='' target=''>www.ligera.it
E-mail:
info@ligera.it Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo


Testo critico di Daniela Ambrosio

Lo Spazio Ligera apre la stagione delle esposizioni 2009/2010 con la mostra “Ruido”, prima personale a Milano di Ivan Fernandez.
Spagnolo delle Asturie, Ivan, surfer, skater e appassionato di punk-rock e di spazi post-industriali dismessi. Dopo gli studi in giornalismo a Bilbao, comincia a viaggiare incessantemente tra Parigi, il Marocco, Città del Messico. La capitale messicana e, successivamente, Puerto Escondido, diventano, per il giovane, un laboratorio vivacissimo e una continua fonte di ispirazione per i suoi lavori. L’interesse per la pittura del sud-ovest messicano, per l’arte africana e il colorismo primitivo si fondono con elementi tipici della cultura metropolitana, il graffitismo, il fumetto, la musica jazz e punk. Guarda con attenzione all’arte di Dubuffet, di Keith Haring, di Jean Michel Basquiat e all’opera dell’illustratore Juan Botas.
RUIDO, letteralmente “rumore”, può essere inteso come un elemento disturbante e, pertanto, totalmente inutile. Ivan opera con il suono e con il colore, fino a fonderli in un’unica materia vibrante e selvaggia. “Ruido” è una distorsione del suono (e del colore) mai casuale, da cui deriva la sua conseguente trasformazione in frammenti, apparentemente caotici e senza senso che, come in una sperimentazione noise, incombono nei lavori dell’artista. Per Ivan Fernandez, il “ruido” è un fenomeno riconducibile sia al colore che alla forma ed è assolutamente necessario al processo di rinnovamento, dal momento che l’immagine originaria, scomponendosi in infinite particelle di colore, assiste alla sua successiva ricomposizione in suoni definiti ed immagini nitide. In un eterno divenire della materia, il colore erompe in prepotenti sciabolate libere ed anarchiche che richiamano alle esperienze della street art e del graffitismo, strizzando l’occhio al dripping di pollockiana memoria. Il segno diventa energia in trasformazione, flusso esistenziale continuo e caotico che, nel colore, continuamente si rinnova in tutta la sua forza.
Ivan utilizza per le sue opere materiali di riciclo oppure supporti estremamente eterogenei: dalle tavole da surf, ai cartelloni pubblicitari, dagli skateboard ai supporti plastici di recupero.

 

 


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